Uniti per Boston: sarebbe stato bello

Un annuncio pubblicitario a favore della città colpita dall’attentato, firmato da Nike, Adidas, Puma e New Balance. “Oggi siamo tutti dello stesso team”. Peccato che non fosse vero

“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento”, scriveva un giovane Dante Alighieri, prefigurando il primo dream team della storia. È a questo sonetto che ho pensato stamattina, vedendo l’annuncio pubblicitario a favore della città di Boston, co-firmato da New Balance, Nike, Puma e Adidas: vorrei che fosse vero.

Uniti per Boston: sarebbe stato belloPurtroppo non lo era. Si tratta di un “ghost”, ovvero un annuncio auto-ispirato dall’agenzia (in questo caso un collettivo di creativi free-lance francesi). Per farsi pubblicità speculando su una tragedia, come hanno commentato in molti sui media online americani? Per riflettere sul senso della comunicazione di marca? Per mandare un sincero messaggio di pace e di solidarietà? Ognuno giudichi.

Io, personalmente, ho sperato che fosse vero per un motivo molto semplice (oltre che per Boston): mi affascinava l’idea che quattro aziende enormi, in diretta concorrenza fra loro, con brand e politiche di marketing che immagino gestiti con attenzione maniacale a ogni dettaglio da reparti comunicazione ampi e strutturati, fossero riusciti a mettersi d’accordo rapidamente su un’iniziativa collaborativa che avrebbe avuto le sue innegabili complessità, a partire dall’ordine in cui compaiono i marchi (e a insospettirmi è stato proprio quello: perché non in ordine alfabetico?).

Sarebbe stato davvero bello, cari Guido e Lapo, che quattro colossi dai fatturati miliardari si scambiassero due telefonate e si dicessero “Ok, guys, facciamolo: per noi non c’è problema”. Già me li vedevo, questi illuminati in jeans, camicia a quadri e sneakers, con la barba sapientemente incolta e una luce intelligente e ironica negli occhi. Che lezione, per le burocrazie interne delle aziende con cui parliamo ogni giorno, per le micro-rivalità fra reparti capaci di bloccare persino un leaflet, per i “guru” che ti fanno cambiare l’unica frase che dava senso all’annuncio, che ti fanno eliminare il fondino o scrivere anche nello spazio lasciato bianco per rispettare gli equilibri grafici. Sarebbe stato bello, ma non è stato. Sarà per la prossima volta.

Dal blog di Luca Villani: www.iloveeverything.it

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